Leed, de El Sismógrafo.
GIOVEDÌ 18 SETTEMBRE 2014
Vaticano
Il cardinale Kasper: «Si attacca me per colpire il Papa». «Alcuni al prossimo Sinodo vogliono una guerra ideologica, non ci sto». «La dottrina della Chiesa non può essere cristalizzata»
Il Mattino
Il cardinale Kasper: «Si attacca me per colpire il Papa». «Alcuni al prossimo Sinodo vogliono una guerra ideologica, non ci sto». «La dottrina della Chiesa non può essere cristalizzata»
Il Mattino
(Antonio Manzo) «Alcuni al prossimo Sinodo vogliono una guerra ideologica. La dottrina della Chiesa è aperta, loro vogliono una verità cristallizzata. Il bersaglio delle polemiche non sono io, ma il Papa». Parla il cardinale Walter Kasper, il teologo che Francesco ha elevato a teorico contemporaneo della «teologia in ginocchio», capace di ascoltare la società e, soprattutto, i drammi esistenziali dell’uomo, «non per condannarlo ma per camminare insieme a lui».
È lui che a febbraio scorso, al Concistoro straordinario, ha scritto e letto il documento introduttivo sulla famiglia che apre alla comunione per i divorziati e che ora ha indotto cinque cardinali a esprimere, in un libro, una netta chiusura all’appello. No, no all’accoglienza nella Chiesa «con fedeltà e misericordia» dei divorziati, anche quelli risposati solo con rito civile. «Non si può», dicono cinque cardinali di rango della Chiesa cattolica, autori di un libro, «Permanere nella verità di Cristo». Le firme sono quelle di Gerhard Ludwig Muller, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cioè il «custode» della Dottrina nel palazzo dell’ex Sant’Uffizio dove sedette anche Ratzinger; Raymond Leo Burke, prefetto della Segnatura apostolica, il capo di una sorta di Cassazione dell’interpretazione dottrinale della Chiesa; Walter Brandmuller, presidente emerito del Pontificio comitato di scienze storiche; Velasio De Paolis, presidente emerito della prefettura degli affari economici. Infine Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, uno dei teologici più ascoltati da Papa Giovanni Paolo II proprio sul tema della famiglia. Il cardinale Kasper non lo ha ancora letto il libro, ma ne desume i contenuti dal dibattito acceso contro di lui fin nelle giornate successive al documento di febbraio scorso. Kasper è accusato di aver stravolto la dottrina sul matrimonio «indissolubile» nella relazione al Concistoro di febbraio scorso e, a mano a mano che si avvicina la data del Sinodo (5 ottobre), il suo nome ricorrerà sempre più spesso nel dibattito, non solo teologico ma anche sociale. Perché è lui che ha promosso il tema dei divorziati risposati, la possibilità che possano tornare ad accostarsi al sacramento della Comunione. È lui che ha aperto a questioni inedite rimaste inesplorate nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio di papa Wojtyla. È lui, infine, che ha giudicato la famiglia come «cellula centrale», e non più naturale, della Chiesa e della società: la famiglia come soggetto della condizione umana, fondata sull’amore umano che, scrisse nella relazione di base al Sinodo, «è qualcosa di grande e di bello, ma non è di per sé divino».
Cardinale Kasper, come sarà il Sinodo di ottobre, che si aprirà anche sui fondamenti teologici contenuti nella relazione di apertura da lei svolta al Concistoro straordinario sulla famiglia?
«Io spero che nel Sinodo si dia vita a uno scambio serio e tranquillo di opinioni e riflessioni». Secondo gli oppositori, le sue riflessioni hanno messo in discussione la Dottrina della Chiesa. «Non è in discussione la Dottrina della Chiesa che, invece, può essere approfondita. Ma la Dottrina non è chiusa. Si tratta di discutere dell’applicazione della Dottrina in situazioni complesse».
Ha letto il libro, considerato una replica alle sue tesi dottrinali e pastorali?
«Non ho visto il dibattito in corso, il documento lo hanno mandato ai giornalisti, ma non a me. È un po’ strano, i giornalisti ce l’hanno e io no».
Lei interverrà ai lavori del Sinodo?
«Sì, ma io sono un membro normale del Sinodo».
Ma perché alcuni suoi colleghi cardinali la contestano?
«Mi contestano perché dicono che il documento base è contro la Verità».
E lei come replica?
«Noi siamo tutti per la Verità».
Anche quelli che la contestano?
«Loro pretendono di sapere da soli cosa è la Verità. Ma la Dottrina Cattolica non è un sistema chiuso, ma una tradizione viva che si sviluppa, come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II. Loro vogliono cristalizzare la Verità in certe formule».
Cristalizzare la verità, lei dice. Ad esempio?
«Le formule della tradizione».
E quale potrebbe essere la formula che, secondo lei, potrebbe essere cristallizzata?
«L'indissolubilità del matrimonio. Bisogna verificarla in situazioni complesse. Io, nella relazione al Concistoro straordinario, ho detto chiaramente che dobbiamo essere onesti. Tra la dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia e le convinzioni vissute di molti cristiani si è creato un abisso. Il compito del Sinodo sarà quello di parlare nuovamente della bellezza e della gioia della famiglia che è sempre la stessa e tuttavia sempre nuova, come ci insegna la Evangelii Gaudium».
La Chiesa ha il dovere di vedere le situazioni complesse, sostiene lei. Perché allora questo libro di cinque cardinali che contestano le sue aperture sui temi della famiglia?
«Voglio prima leggere il libro».
Lei utilizza molto il criterio della misericordia che, a volte, dai suoi contestatori spesso viene retrocesso a resa nei confronti dell'uomo da giudicare dopo che ha commesso il peccato. Ne ha fatto un libro, è stato perfino citato da Papa Francesco nel primo Angelus del pontificato a piazza San Pietro, subito dopo l'elezione. Perché lei insiste in questa teologia della misericordia?
«Perché la misericordia è il tema centrale del messaggio di Gesù. È il termine chiave del Nuovo Testamento. È il punto centrale del messaggio evangelico. La misericordia non cancella gli altri comandamenti».
La famiglia resta cellula naturale della società?
«La famiglia è cellula centrale della società e della Chiesa»
Ma resta intatto il principio della Creazione uomo-donna?
«Certo, nessun dubbio su questo principio»
Uno dei temi di maggiore accusa nei suoi confronti, da parte dei colleghi cardinali, è quello della possibilità della Comunione ai divorziati. Come ribatte?
«Anche nei fallimenti dei matrimoni ci sono situazioni che sono molto diverse tra loro. Ci vuole un discenimento su ogni situazione, un conto è una persona che distrugge deliberatamente una famiglia, altro è quando uno dei coniugi si allontana dall'altro. Di qui, la necessità del discernimento. Sì, discernimento pastorale sulle situazioni. Io non sono per un'apertura acritica, generalizzata, ma invito a valutare le situazioni singole. L'individualismo e il consumismo contemporaneo, ho sempre detto ai fratelli cardinali nel Concistoro di febbraio scorso, hanno messo in discussione la cultura tradizionale della famiglia. E la Chiesa viene sfidata da queste nuove situazioni»
Al Sinodo prevarranno i difensori a oltranza della Dottrina o i teologi della pastorale?
«Io spero che il Sinodo sia uno scambio serio e tranquillo sulle esperienze pastorali. I vescovi sono pastori delle loro Chiese e non sono lì per una guerra ideologica».
Quindi, non una guerra ideologica? Secondo lo schema classico conservatori-progressisti?
«Spero che non ci sia. Il Sinodo deve domandarsi, innanzitutto, come la Chiesa può aiutare il cammino nella storia dell'uomo contemporaneo. La Chiesa deve condividere gioie e speranze degli uomini, le tristezze e le angosce del mondo
Alcuni, secondo lei, vogliono una guerra dottrinale?
«Sì, alcuni vogliono una guerra dottrinale, ma non è questo il compito del Sinodo. La Dottrina è chiara. Non si cambia, si approfondisce e si applica alle situazioni complesse dell'uomo contemporaneo».
Come si approfondiscono le situazioni complesse? Ad esempio, il dramma di una famiglia divorziata che ha violato il sacramento del matrimonio indissolubile?
«Si approfondiscono una ad una, le situazioni complesse. Nessuno deve giudicare ma discernere. La luce del Vangelo ci aiuta al discernimento di ogni situazione concreta, alla luce della misericordia».
Torniamo al pericolo di una guerra dottrinale nel Sinodo.
«Io, di certo non la voglio. Loro, forse, la vogliono. Io Penso ad un Sinodo pastorale».
È quello che vuole anche il Papa?
«È chiaro. Anche il Papa vuole un Sinodo pastorale».
Si aspettava questa polemica sulla sua relazione di base al Concistoro?
«Non sono un ingenuo. Sapevo che ci sono altre posizioni ma non ho pensato che il dibattito si trasformasse e ora si mostra anche senza stile. Nessuno dei miei confratelli cardinali ha mai parlato con me. Io, invece, due volte con il Santo Padre. Ho concordato tutto con lui. Era d'accordo. Cosa può fare un cardinale, che non essere con il Papa? Non sono io il bersaglio, il bersaglio è un altro».
È Papa Francesco?
«Probabilmente si».
Cosa dice, in ultimo, ai suoi oppositori?
«Loro sanno che non ho fatto da me queste cose. Ho concordato con il Papa, ho parlato due volte con lui. Si è mostrato contento. Ora fanno questa polemica. Un cardinale deve stare accanto al Papa, al suo fianco. I cardinali sono cooperatori del Papa».
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È lui che a febbraio scorso, al Concistoro straordinario, ha scritto e letto il documento introduttivo sulla famiglia che apre alla comunione per i divorziati e che ora ha indotto cinque cardinali a esprimere, in un libro, una netta chiusura all’appello. No, no all’accoglienza nella Chiesa «con fedeltà e misericordia» dei divorziati, anche quelli risposati solo con rito civile. «Non si può», dicono cinque cardinali di rango della Chiesa cattolica, autori di un libro, «Permanere nella verità di Cristo». Le firme sono quelle di Gerhard Ludwig Muller, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cioè il «custode» della Dottrina nel palazzo dell’ex Sant’Uffizio dove sedette anche Ratzinger; Raymond Leo Burke, prefetto della Segnatura apostolica, il capo di una sorta di Cassazione dell’interpretazione dottrinale della Chiesa; Walter Brandmuller, presidente emerito del Pontificio comitato di scienze storiche; Velasio De Paolis, presidente emerito della prefettura degli affari economici. Infine Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, uno dei teologici più ascoltati da Papa Giovanni Paolo II proprio sul tema della famiglia. Il cardinale Kasper non lo ha ancora letto il libro, ma ne desume i contenuti dal dibattito acceso contro di lui fin nelle giornate successive al documento di febbraio scorso. Kasper è accusato di aver stravolto la dottrina sul matrimonio «indissolubile» nella relazione al Concistoro di febbraio scorso e, a mano a mano che si avvicina la data del Sinodo (5 ottobre), il suo nome ricorrerà sempre più spesso nel dibattito, non solo teologico ma anche sociale. Perché è lui che ha promosso il tema dei divorziati risposati, la possibilità che possano tornare ad accostarsi al sacramento della Comunione. È lui che ha aperto a questioni inedite rimaste inesplorate nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio di papa Wojtyla. È lui, infine, che ha giudicato la famiglia come «cellula centrale», e non più naturale, della Chiesa e della società: la famiglia come soggetto della condizione umana, fondata sull’amore umano che, scrisse nella relazione di base al Sinodo, «è qualcosa di grande e di bello, ma non è di per sé divino».
Cardinale Kasper, come sarà il Sinodo di ottobre, che si aprirà anche sui fondamenti teologici contenuti nella relazione di apertura da lei svolta al Concistoro straordinario sulla famiglia?
«Io spero che nel Sinodo si dia vita a uno scambio serio e tranquillo di opinioni e riflessioni». Secondo gli oppositori, le sue riflessioni hanno messo in discussione la Dottrina della Chiesa. «Non è in discussione la Dottrina della Chiesa che, invece, può essere approfondita. Ma la Dottrina non è chiusa. Si tratta di discutere dell’applicazione della Dottrina in situazioni complesse».
Ha letto il libro, considerato una replica alle sue tesi dottrinali e pastorali?
«Non ho visto il dibattito in corso, il documento lo hanno mandato ai giornalisti, ma non a me. È un po’ strano, i giornalisti ce l’hanno e io no».
Lei interverrà ai lavori del Sinodo?
«Sì, ma io sono un membro normale del Sinodo».
Ma perché alcuni suoi colleghi cardinali la contestano?
«Mi contestano perché dicono che il documento base è contro la Verità».
E lei come replica?
«Noi siamo tutti per la Verità».
Anche quelli che la contestano?
«Loro pretendono di sapere da soli cosa è la Verità. Ma la Dottrina Cattolica non è un sistema chiuso, ma una tradizione viva che si sviluppa, come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II. Loro vogliono cristalizzare la Verità in certe formule».
Cristalizzare la verità, lei dice. Ad esempio?
«Le formule della tradizione».
E quale potrebbe essere la formula che, secondo lei, potrebbe essere cristallizzata?
«L'indissolubilità del matrimonio. Bisogna verificarla in situazioni complesse. Io, nella relazione al Concistoro straordinario, ho detto chiaramente che dobbiamo essere onesti. Tra la dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia e le convinzioni vissute di molti cristiani si è creato un abisso. Il compito del Sinodo sarà quello di parlare nuovamente della bellezza e della gioia della famiglia che è sempre la stessa e tuttavia sempre nuova, come ci insegna la Evangelii Gaudium».
La Chiesa ha il dovere di vedere le situazioni complesse, sostiene lei. Perché allora questo libro di cinque cardinali che contestano le sue aperture sui temi della famiglia?
«Voglio prima leggere il libro».
Lei utilizza molto il criterio della misericordia che, a volte, dai suoi contestatori spesso viene retrocesso a resa nei confronti dell'uomo da giudicare dopo che ha commesso il peccato. Ne ha fatto un libro, è stato perfino citato da Papa Francesco nel primo Angelus del pontificato a piazza San Pietro, subito dopo l'elezione. Perché lei insiste in questa teologia della misericordia?
«Perché la misericordia è il tema centrale del messaggio di Gesù. È il termine chiave del Nuovo Testamento. È il punto centrale del messaggio evangelico. La misericordia non cancella gli altri comandamenti».
La famiglia resta cellula naturale della società?
«La famiglia è cellula centrale della società e della Chiesa»
Ma resta intatto il principio della Creazione uomo-donna?
«Certo, nessun dubbio su questo principio»
Uno dei temi di maggiore accusa nei suoi confronti, da parte dei colleghi cardinali, è quello della possibilità della Comunione ai divorziati. Come ribatte?
«Anche nei fallimenti dei matrimoni ci sono situazioni che sono molto diverse tra loro. Ci vuole un discenimento su ogni situazione, un conto è una persona che distrugge deliberatamente una famiglia, altro è quando uno dei coniugi si allontana dall'altro. Di qui, la necessità del discernimento. Sì, discernimento pastorale sulle situazioni. Io non sono per un'apertura acritica, generalizzata, ma invito a valutare le situazioni singole. L'individualismo e il consumismo contemporaneo, ho sempre detto ai fratelli cardinali nel Concistoro di febbraio scorso, hanno messo in discussione la cultura tradizionale della famiglia. E la Chiesa viene sfidata da queste nuove situazioni»
Al Sinodo prevarranno i difensori a oltranza della Dottrina o i teologi della pastorale?
«Io spero che il Sinodo sia uno scambio serio e tranquillo sulle esperienze pastorali. I vescovi sono pastori delle loro Chiese e non sono lì per una guerra ideologica».
Quindi, non una guerra ideologica? Secondo lo schema classico conservatori-progressisti?
«Spero che non ci sia. Il Sinodo deve domandarsi, innanzitutto, come la Chiesa può aiutare il cammino nella storia dell'uomo contemporaneo. La Chiesa deve condividere gioie e speranze degli uomini, le tristezze e le angosce del mondo
Alcuni, secondo lei, vogliono una guerra dottrinale?
«Sì, alcuni vogliono una guerra dottrinale, ma non è questo il compito del Sinodo. La Dottrina è chiara. Non si cambia, si approfondisce e si applica alle situazioni complesse dell'uomo contemporaneo».
Come si approfondiscono le situazioni complesse? Ad esempio, il dramma di una famiglia divorziata che ha violato il sacramento del matrimonio indissolubile?
«Si approfondiscono una ad una, le situazioni complesse. Nessuno deve giudicare ma discernere. La luce del Vangelo ci aiuta al discernimento di ogni situazione concreta, alla luce della misericordia».
Torniamo al pericolo di una guerra dottrinale nel Sinodo.
«Io, di certo non la voglio. Loro, forse, la vogliono. Io Penso ad un Sinodo pastorale».
È quello che vuole anche il Papa?
«È chiaro. Anche il Papa vuole un Sinodo pastorale».
Si aspettava questa polemica sulla sua relazione di base al Concistoro?
«Non sono un ingenuo. Sapevo che ci sono altre posizioni ma non ho pensato che il dibattito si trasformasse e ora si mostra anche senza stile. Nessuno dei miei confratelli cardinali ha mai parlato con me. Io, invece, due volte con il Santo Padre. Ho concordato tutto con lui. Era d'accordo. Cosa può fare un cardinale, che non essere con il Papa? Non sono io il bersaglio, il bersaglio è un altro».
È Papa Francesco?
«Probabilmente si».
Cosa dice, in ultimo, ai suoi oppositori?
«Loro sanno che non ho fatto da me queste cose. Ho concordato con il Papa, ho parlato due volte con lui. Si è mostrato contento. Ora fanno questa polemica. Un cardinale deve stare accanto al Papa, al suo fianco. I cardinali sono cooperatori del Papa».
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