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Basta bugie.
MATRIMONI GAY: COME I CATTOLICI PERDERANNO
QUESTA BATTAGLIA IN DIECI PASSI
Con le leggi sull'omofobia l'uomo viene demolito un pezzo alla volta nel trionfale plauso dei nemici della Chiesa
Omofobia. Il Parlamento italiano sta per approvare una legge che
persegue con sanzioni specifiche le condotte che rientrano in questa
nuova categoria concettuale. Ma che cosa significa essere omofobi? In
realtà, nessuno può dirlo con precisione, perché l'omofobia è
un'invenzione ideologica. È una trovata da codice penale sovietico, che
permetterà a pubblici ministeri e giudici di perseguire le condotte più
diverse, nel trionfo più grottesco della giurisprudenza creativa.
L'OMOFOBIA COME CATEGORIA DELL'ASSURDO
L'omofobia presuppone che il mondo sia fatto da eterosessuali e da
omosessuali, oltre che da altre categorie eventualmente definibili con
riferimento alla sfera sessuale. Ma già il concetto di eterosessualità è
fasullo: infatti, quando uomo e donna compiono atti sessuali sono
semplicemente persone normali. Il resto è anormalità. Una volta
accettata la categoria giuridica dell'omofobia, questa affermazione non
potrà più essere fatta pubblicamente senza rischiare di essere
perseguiti dalla magistratura. La stessa cosa può dirsi di un professore
o di una maestra che insegnino ai loro alunni che i rapporti fra
persone dello stesso sesso non sono normali, o che avere due padri o due
madri è dannoso per i figli. Una denuncia penale penderà come una spada
di Damocle anche sulla testa di qualunque sacerdote o catechista che
definisca gli atti omosessuali un peccato contro natura, e dunque
peccato "che grida vendetta al cospetto di Dio".
L'omofobia è una categoria dell'assurdo. Se una persona viene aggredita o
insultata, l'ordinamento giuridico prevede già sanzioni, applicabili a
tutti in base al principio di eguaglianza. Inventarsi nuove pene per il
caso in cui la vittima sia omosessuale (o dichiari di esserlo, perché
poi come si può verificarlo?) significa inaugurare una potenziale
infinita proliferazione di categorie a protezione rafforzata da parte
dell'ordinamento penale. Si potrebbero ipotizzare leggi per punire più
severamente la "grassofobia", per tutelare gli obesi dalle prese in giro
di colleghi e compagni di scuola; oppure la "tabaccofobia", per
difendere i fumatori da chi li discrimina per le loro condotte
polmonari; o ancora, la "calvofobia", per porre fine all'indegna
discriminazione delle persone con pochi capelli. Come si vede, non
esiste un limite a questa demenziale gara di proliferazione dei diritti
civili.
GENDER, MATRIMONI OMO E ADOZIONI GAY
Una nazione che introduce nelle sue leggi la categoria dell'omofobia
accetta inevitabilmente l'ideologia del gender. Che cosa significa
questo? Secondo la teoria del gender, il sesso di una persona non è un
fatto che discende inesorabilmente dalla natura – si nasce uomo, oppure
donna, e tertium non datur – ma ogni individuo sceglie, e non una
volta per tutte, se vuole essere uomo o donna, a prescindere dal suo
corpo e dalla genetica.
L'omofobia certifica per via giuridica la distruzione del sesso come
identità naturale, trasformandolo in una scelta individuale arbitraria.
Sarò uomo o donna così come può decidere di mangiare marmellata di
pesche o di ciliegie. L'uomo letteralmente "si fa da sé", portando a
compimento il progetto di devastazione antropologica e sociale iniziato
dai pensatori illuministi e rivoluzionari come Rousseau. Progetto che si
riassume nella ribellione totale a Dio, che culmina nel rigettare i
vincoli sessuali imposti dal corpo e dai suoi organi. E che si fa beffe
del progetto divino sull'uomo "crescete e moltiplicatevi".
Deve essere chiaro fin da subito che, una volta fatta una legge
sull'omofobia, qualunque essa sia, il passaggio successivo automatico
sarà una legge sui matrimoni gay. E in seguito non mancherà la
legalizzazione delle adozioni di coppie omosessuali e l'accesso delle
medesime alla fecondazione artificiale.
CATTOLICI: DIECI MOSSE PER PERDERE
Insomma, gli effetti della legge sull'omofobia sono apocalittici. In
Italia, sarebbe stata del tutto normale una reazione durissima del mondo
cattolico, della Chiesa, della Conferenza episcopale italiana, delle
associazioni e dei movimenti ecclesiali, del principale quotidiano
cattolico. E invece tutto tace. Le uniche realtà cattoliche che non
hanno taciuto ma si sono meritoriamente battute senza tregua sono state
Alleanza Cattolica, con un manifesto di opposizione netto e lucidissimo;
i Giuristi per la Vita, con una raccolta di firme e con articoli che
hanno agitato le acque chete clericali; la Nuova Bussola on line con una
campagna stampa intensa e tenace; il settimanale Tempi, appoggiando la
raccolta di firme contro la legge, più altri siti o gruppi organizzati,
battaglieri ma piccolini.
Come si spiega questa omissione di soccorso alla verità? Ipotizzo tre cause:
- L'abitudine al compromesso: ormai da
anni il mondo cattolico si è abituato a perseguire il male minore
piuttosto che il bene e il vero: meglio una legge sull'omofobia cattiva,
piuttosto che una pessima.
- L'esistenza di una rilevante lobby gay interna al mondo cattolico che lo paralizza su questa come su altre battaglie.
- La paura di battersi contro il mondo e di perdere una battaglia politica.
Questa "resa" spiega in fondo come è possibile che l'omosessualità,
giudicata come un'anormalità deleteria dalla gran parte dell'opinione
pubblica fino a poco tempo fa, improvvisamente sia diventata una
condotta non solo lecita ma degna di una tutela giuridica speciale.
Facendola diventare perfino più meritoria della tradizionale relazione
uomo-donna. Molto ha fatto, è chiaro, il lavoro della lobby gay e il
terreno favorevolissimo creatole dai mass media. Tuttavia, va aggiunto
che il cattolicesimo si è per così dire "scavato la fossa" con le sue
mani, attraverso dieci mosse clamorosamente sbagliate. Eccole:
- Il giudizio del cristianesimo sulla
condotta omosessuale è indubbiamente molto severo da duemila anni; la
prima mossa perdente consiste nell'ammorbidire progressivamente questo
giudizio di verità, che per altro nulla toglie all'annuncio del perdono e
della redenzione del peccatore, come per ogni altro peccato.
- Tacere che la condotta omosessuale è un
peccato. In nome del rispetto dovuto agli altri, e alla complessità
delle cause, si conclude che questa condotta è sostanzialmente
ingiudicabile. Se ci fate caso, anche i cattolici più rigorosi si
sentono in dovere di premettere che "non hanno nulla contro gli
omosessuali". Eppure, parlando del nono comandamento, non direbbero mai:
"premesso che non ho niente contro gli adulteri".
- Il passo successivo è negare
esplicitamente che si tratti di peccato: c'è chi nasce così, e non si
può far nulla per cambiare le cose.
- Si abolisce dal proprio linguaggio
(prediche, catechesi, conferenze, libri) il termine "contro natura",
liquidando così anche l'idea di una natura in senso filosofico. L'unica
natura che resta è così quella dei documentari di Piero Angela.
- Si abbandona ogni pretesa di conservare
nell'ordinamento giuridico una distinzione di giudizio rispetto
all'omosessualità. Per secoli le leggi hanno considerato questo fenomeno
come tollerabile, o come del tutto irrilevante sul piano giuridico, ma
hanno sempre mantenuto una valutazione implicita negativa verso una
condizione che può avere aspetti problematici di rilevanza pubblica.
Pensiamo alla possibilità di ricoprire ruoli educativi, o di far parte
di comunità organizzate specifiche come l'esercito o un ordine
religioso. Distinguo e motivate discriminazioni che nascevano dal
riconoscimento del carattere patologico, riconosciuto a livello mondiale
fino al 1973, di quella condizione.
- A questo punto dilaga l'effetto
"laicità dello stato": siccome l'ordinamento non può dare giudizi etici,
deve trattare tutto allo stesso modo; ergo, ogni relazione affettiva ha
il medesimo valore morale e sociale; dunque, le leggi tratteranno
esattamente allo stesso modo omosessuali ed eterosessuali, ed eventuali
categorie ulteriori.
- A questo punto, chiunque provi a dire
che l'omosessualità è contro natura, o che non vorrebbe un maestro
omosessuale, diviene un fuorilegge prima sul piano mediatico (gogna
televisiva e giornalistica) e poi sul piano giuridico (leggi
sull'omofobia); e qui il mondo cattolico abbandona al loro destino tutti
quelli che incappino nella mannaia organizzata dalla nuova omocrazia,
liquidandoli come "imprudenti" o "integralisti".
- Arriva dunque la legge sulle unioni
gay, e qui il cattolico perdente ostenta soddisfazione perché "si evita
di definirli matrimoni".
- Arrivano, ovviamente, i matrimoni gay, e
qui il cattolico perdente ostenta ottimismo perché "non sono previste
le adozioni gay".
- Arrivano le adozioni gay, e qui il cattolico perdente conclude, soddisfatto, che comunque "la famiglia tiene".
Fonte: Il Timone, ottobre 2013 (n. 126)