En todo, caridad
Nobleza obliga. Siguiendo el compromiso de decir la verdad tal como la veo, comparto la alegría de leer esta entrevista al padre de la teología de la liberación, donde se muestra veraz, muy lejos de los planteamientos dialécticos de su primera obra.
La historia de la Iglesia está llena de ejemplos hermosos de pensadores que, aun habiéndose desviado inicialmente, han manifestado su voluntad de unidad con el Papa. Y donde está Pedro, está la Iglesia católica.
Observo con especial contento lo siguiente:
a) Relativiza su propia teología como una entre otras muchas, para poner por delante el Evangelio,
b) Afirma lo que los críticos católicos de la teología marxista de la liberación siempre dijeron: que la opción preferencial por los pobres, no exclusiva no excluyente, es exigencia del Evangelio y no de una teología particular solamente,
c) Se niega a darle consejos por la prensa al Papa, que es la actitud más tradicional en la Iglesia (cosa distinta es opinar sobre la Iglesia), y
d) No aparece por ninguna parte el materialismo tan llamativo en los discursos resentidos de los teólgos de la liberación de segunda clase.
Naturalmente, conserva una contraposición un poco artificial, por cosas accidentales, entre este Papa y sus predecesores, pero eso está dentro de lo opinable. Le da el aire "progre" que tanto divierte, como el de los que creen que Juan XXIII era progresista, cuando era un tradicionalista de tomo y lomo, como puede ver cualquiera que lo lea. Tuvo la suerte de morirse antes de ver la destrucción de su liturgia, la liturgia tradicional romana, una destrucción que lo habría hecho llorar tanto como las herejías del posconcilio.
Para mí, el complemento perfecto sería que Roma terminara la tarea y condenara claramente las obras que contenían esa teología de la liberación marxista, para que no se diga que fue una condena a espectros imaginarios, y para que nadie se tome todo lo que ha escrito el padre Gustavo como algo tan bonito como esta entrevista.
Leed: primero, la entrevista; luego, un artículo que deslinda teología de la liberación marxista (en "El Jesuita" el Cardenal Bergoglio ya la daba por superada, no así la teología de la liberación que Roma ha pedido desde 1984 que sea llevada adelante en continuidad hermenéutica con la Tradición Apostólica).
Entrevista:
7/09/2013Gutierrez: «Francesco mi ricorda Papa Giovanni»
Intervista con il teologo domenicano esponente della Teologia della liberazione alla vigilia della presentazione a Mantova del libro scritto con l'arcivescovo Müller
Angelo Sarto
Mantova
«Parlare dell'importanza del povero, della solidarietà con i poveri, … questo viene dal Vangelo. La teologia della liberazione tutto questo l'ha solo ricordato, non l'ha creato: c'è nel Vangelo! E il Papa è molto evangelico». Lo afferma uno dei fondatori della Teologia della liberazione, padre Gustavo Gutiérrez, domenicano, atteso domani al Festivaletteratura a Mantova insieme al suo “vecchio amico”, l'arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, oggi Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
Padre Gutiérrez, l'ottima accoglienza manifestata da «L'Osservatore Romano» al suo libro Dalla parte dei poveri (Edizioni Messaggero – Editrice Missionaria Italiana) www.emi.it , scritto insieme a mons. Müller, segna una svolta nei rapporti tra Vaticano e teologia della liberazione. Cosa ne pensa?
«Questo libro è stato pubblicato in tedesco e spagnolo 9 anni fa. Sono molto contento di questa accoglienza positiva. Esso mostra che la teologia della liberazione è un contributo tra altre teologie. Monsignor Müller parla di questo molto chiaramente. Sono molto lieto per questa approvazione del mio vecchio amico Müller».
Che rapporto esiste, per quanto lei sa, tra Bergoglio e la teologia della liberazione? C'è chi dice che l'ha condannata in passato ...
«Che io sappia non l'ha mai condannata, me l'hanno detto alcuni miei amici che gli sono molto vicini. Guardi, io non sono tanto interessato alla teologia della liberazione ma al Vangelo. La teologia della liberazione è una teologia, pensata per ricordare qualcosa di importante del Vangelo: la presenza dei poveri nel mondo, l'opzione preferenziale per poveri da parte della Chiesa. Se ci sono stati contatti tra Bergoglio e la teologia della liberazione? Forse, perché no? Io preferisco vedere le cose così e non mettere il Papa in una teologia ma solo nel Vangelo».
Qualche osservatore sostiene che Bergoglio stia portando avanti alcune istanze della Teologia della liberazione sul piano del suo impegno di pastore...
«Forse credo che lui sta portando avanti il Vangelo, non esattamente una teologia, ma semmai una teologia vicina alla teologia della liberazione. Parlare dell'importanza del povero, dell'impegno, della solidarietà con i poveri, … questo viene dal Vangelo. La teologia della liberazione tutto questo l'ha solo ricordato, non l'ha creato: c'è nel Vangelo! E il Papa è molto evangelico, il suo modo di fare lo dimostra».
Leonardo Boff ha sostenuto che papa Francesco porrà in futuro dei segni per riabilitare la teologia della liberazione, spesso criticata dal Vaticano. Secondo lei ciò avverrà?
(Ride). «Fare previsioni è sempre difficile. Ma sembra che ciò possa avvenire, sebbene non posso dire come perché non posso rispondere a quello che farà il Papa. Ma questo momento è così ricco, interessante e evangelicamente nuovo! Spero che questo clima continui. Non tanto per la teologia della liberazione, ma per andare alla radice del vangelo. Non conosco Bergoglio direttamente, ma solo tramite amici che gli sono molto vicini. Ho sentito parlare di lui molto tempo fa come gesuita in Argentina, come vescovo, arcivescovo e cardinale a Buenos Aires. Sono molto lieto di questi mesi dopo l'elezione a Papa. Ha aiutato molto la fede con uno stile molto evangelico la vita della chiesa».
Quale l'urgenza che Francesco deve affrontare di più nella chiesa di oggi?
«Non è facile da dire, quando si vede la chiesa come papa si ha un altro panorama. Ma quello che ha fatto oggi è stato parlare del vangelo nella periferia è una metafora molto interessante. Questa è missione della chiesa: annunciare il regno di Dio a tutti, con un accento particolare nella periferia del mondo. Questo è quello che trovo così evangelico in Francesco! Le due cose che ha iniziato a fare, ovvero la riforma curia e la riforma economica dello IOR, sono quelle giuste. Ma sopratutto è interessante una presenza rinnovata della fede nel mondo di oggi. Lui ha un'analisi della realtà che mi sembra molto interessante. È molto originale e creativo nei gesti. Non posso dire: lui deve fare questo o quello! Non è mio compito. Però sono molto contento di vedere questa presenza e aria “fresca” nella chiesa che Francesco ha portato».
Tante persone tornano alla Chiesa grazie a Francesco. Perché?
«Ha toccato dei tasti che non era più toccati da tempo: l'evangelizzazione e l'annuncio del regno è per tutti. Questo vuol dire andare verso i punti importanti, ad esempio la giustizia. Francesco sta sottolineando molto questa novità, con un carisma veramente straordinario. Mi ricorda papa Giovanni XXIII».
09/10/2013Papa Francisco y el "padre" de la teología de la liberación
Según lo que ha anunciado el prefecto para la Doctrina de la fe, Müller, los dos latinoamericanos se reunirán dentro de poco
Andrés Beltramo Álvarez
Ciudad del VaticanoEl Papa Francisco recibirá pronto a Gustavo Gutiérrez. Así lo anunció el amigo y más importante pupilo del "padre" de la teología de la liberación, Gerhard Ludwig Müller. El prefecto para la Doctrina de la Fe de la Santa Sede parece empeñado en lograr una "rehabilitación" definitiva para el teólogo sudamericano, tras décadas de polarización en torno a su figura y pensamiento.Gutiérrez se encuentra en Italia, donde presentó el domingo pasado su libro "De la parte de los pobres. Teología de la liberación, teología de la Iglesia" (Ed. San Paolo-Emi) en la Basílica de Santa Bárbara de Mantova. El texto, escrito a cuatro manos con el propio Müller, fue publicado por primera vez en Alemania en el año 2004 y ahora salió a la venta en Italia.Por ese motivo el diario del Vaticano, L'Osservatore Romano, dedicó al volumen varias páginas de su edición del 4 de septiembre. Reprodujo dos artículos de los autores y un comentario del franciscano Ugo Sartorio. Este último artículo sugirió que la llegada de Jorge Mario Bergoglio al papado debe marcar forzosamente un "rescate" de la teología de la liberación. Pero algunos de sus argumentos resultaron, cuanto menos, contradictorios."Con un Papa latinoamericano, la teología de la liberación no podía permanecer, por largo tiempo, en el cono de sombra en el cual ha sido relegada desde hace algunos años, al menos en Europa", escribió Sartorio. Pero más abajo se contradijo, al recordar que el libro más importante de Gutiérrez, titulado "Teología de la liberación" y editado por primera vez en Lima (Perú) en 1971, para 1992 ya contaba con 10 ediciones.No obstante la hostilidad de algunos sectores, incluso de la misma Curia Romana, en realidad el pensamiento del religioso peruano y la teología de la liberación han gozado de una gran atención, no sólo en América Latina sino también en Europa. El interés y el constante apoyo brindado por Müller son un ejemplo tangible.En otro pasaje Sartorio (citando al padre Juan Carlos Scannone, jesuita y maestro de Bergoglio) sugiere que el Papa Francisco, "comparte" la corriente de la teología de la liberación argentina que "utiliza el método de 'ver-actuar-juzgar' y vincula la praxis histórica y la reflexión teológica, recurriendo a la mediación de las ciencias sociales y humanas".Pero, durante la conferencia de los obispos latinoamericanos en Aparecida (2007), el entonces arzobispo de Buenos Aires se mostró crítico con los límites de ese método. Una crítica que repitió en julio pasado, al reunirse con la comisión permanente del Consejo Episcopal Latinoamericano (Celam) en Brasil. En ese discurso advirtió sobre la tentación de "ideologizar el mensaje evangélico".Francisco puso como ejemplo a Aparecida y sostuvo: "En un momento (la cumbre de obispos) sufrió esta tentación bajo la forma de asepsia. Se utilizó, y está bien, el método de 'ver, juzgar, actuar' . La tentación estaría en optar por un 'ver' totalmente aséptico, un 'ver' neutro, lo cual es inviable. Siempre el ver está afectado por la mirada. No existe una hermenéutica aséptica. La pregunta era, entonces: ¿con qué mirada vamos a ver la realidad? Aparecida respondió: Con mirada de discípulo".Los esfuerzos del prefecto Müller por destacar la propuesta de Gutiérrez fueron interpretados como un intento por "rehabilitar" a su amigo. Es verdad que el religioso peruano nunca fue "condenado" por El Vaticano, pero sí es cierto que su pensamiento original provocó "ciertos abusos pastorales" producto de una "teología de la liberación mal entendida", como lo constató la Congregación para la Doctrina de la Fe el 27 de octubre de 1995.Roma pidió al autor corregir varios de los errores en sus obras con un artículo titulado "La Koinonía eclesial", que se envió a Roma en 1998 pero se publicó en 2004. Con esa reproducción El Vaticano dio por terminado el caso. Así las cosas, hoy por hoy Gustavo Gutiérrez no necesita rehabilitación alguna. Aunque pareciera. Tal vez se trate de un intento por "lavarle la cara" y permitir que sea incluido en la Comisión Teológica Internacional, ese organismo de la Santa Sede que reúne a los teólogos más destacados del mundo.
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